Studio Porcellati

La terapia chirurgica della parodontite

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    La terapia chirurgica della parodontite

    I casi medio-gravi di malattia parodontale vanno invece trattati con la terapia chirurgica: sono diversi gli interventi che è possibile fare e che fondamentalmente possono avere due diverse finalità:

    • rimuovere tartaro situato così tanto profondamente da essere inaccessibile alla terapia non chirurgica.
    • stimolare con diversi materiali e diverse metodiche, una rigenerazione del tessuto osseo di supporto perso durante le fasi più aggressive dell’infezione gengivale. 

    La terapia chirurgica della parodontite

    Quando la malattia gengivale ha provocato molti danni all’osso ed alla gengiva, molto spesso la rimozione del tartaro in profondità non risulta possibile se non “incidendo” la gengiva ed esponendo le radici dentarie, in modo da poter essere sicuri e radicali nella loro pulizia. 

    L’intervento chirurgico gengivale non deve spaventare: certo é un intervento di estrema precisione, ma la sua “essenza” è estremamente semplice: pulire i denti. E’ ovviamente indolore, poiché si effettua una buona anestesia locale, per cui l’unico problema che rimarrà al paziente sarà cosa pensare durante il tempo dell’intervento, che di solito dura circa un’ora. Intanto, è nostra intenzione spiegare, per sommi capi, le caratteristiche dell’intervento; ci auguriamo che queste spiegazioni possano tranquillizzare le persone timorose: si teme infatti solo ciò che non si conosce! 

    • Non vi preoccupate di tutti i ferri chirurgici che troverete sul vassoio: la maggior parte servono a pulire a fondo i denti, il resto è assolutamente innocuo, non sono strumenti di tortura!La terapia chirurgica della parodontite
    • Dopo aver fatto l’anestesia, si procede all’incisione della gengiva, che si esegue vicino ai denti: il sanguinamento è minimo, in genere dovuto più che altro alla grossa infiammazione gengivale. 
    • A questo punto, si scolla la gengiva dai denti e la si solleva, in modo da ispezionare le radici dentarie.  Si potrà quindi verificare il grado del riassorbimento osseo, cosa che si è solo potuto immaginare con la visione delle radiografie. La terapia chirurgica della parodontite
    • Si inizia quindi la fase di pulizia: con gli ultrasuoni, con il trapano, con “raschietti” affilati,  si rimuove ogni deposito infetto dalle radici dei denti. In questa fase, lunga e noiosa, é richiesta la massima collaborazione; lasciare anche un piccolo pezzettino di tartaro può significare il fallimento dell’intervento: al paziente si chiede quindi di non muoversi, sopportare pazientemente l’acqua che potrà finire in gola (e che l’assistente prontamente andrà ad aspirare) e soprattutto evitare di spazientirsi e di chiedere ogni cinque minuti se manca ancora molto alla fine! La terapia chirurgica della parodontite
    • Finita la fase di pulizia, a volte si procede, con il trapano, al rimodellamento dell’osso intorno ai denti, in modo da sostenere nella migliore maniera la gengiva soprastante.
    • Altre volte, si inserisce un innesto per stimolare la rigenerazione del tessuto osseo, in modo da rafforzare ulteriormente i denti colpiti dalla malattia gengivale. Purtroppo, non sempre si può procedere in tal modo: perché il materiale innestato possa attecchire, infatti, ci devono essere delle condizioni anatomiche adatte, che solo in parte l’esame radiografico pre-operatorio può svelare. I materiali utilizzati per queste tecniche “rigenerative” sono tutti sicuri: consistono in membrane di collagene, proteine “osteogenetiche” o tessuto osseo; tutti di origine animale, privati di tutta la componente organica (e quindi delle cellule e di eventuali batteri e virus) e incapaci di dare reazioni allergiche da “rigetto”. Se lo desiderate, prima dell’intervento potrete leggere informazione più dettagliate su tali materiali, in modo da sincerarvi ulteriormente sulla loro innocuità e su tutti i test effettuati per comprovarla.
    • A questo punto, potremmo dire di essere alla fine dell’intervento: mancherebbe solo la “sutura”, cioè l’applicazione dei “punti” per “ricucire” la gengiva. Ma stiamo calmi: proprio quando vi starete incominciando a spazientire ed a vedervi già fuori dallo studio, incomincia quella che forse è la fase più delicata. Sì, perché “ricucire” la gengiva in modo da farla riadattare ai denti è una cosa lunga e complessa; infatti utilizziamo una pazienza “certosina” e dei fili sottilissimi, adatti a questo lavoro di estrema precisione.La terapia chirurgica della parodontite 
    • Finito!!

    Vi potrete sciacquare, mentre cominciate a pensare: “ma non era meglio se me li facevo tirare, questi denti maledetti?” 

     Ma sicuramente non potrete lamentarvi per avere sentito dolore, e tra due-tre settimane tutti i cattivi ricordi svaniranno, mentre i denti saranno ancora stabilmente al loro posto!  




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